La musica del silenzio
La musica del silenzio – laboratorio di musicoterapia
Potrà sembrare strano cominciare un discorso sulla musicoterapia parlando del silenzio. Sembra strano ma non lo è, se pensiamo che Rolando Benenzon, una delle massime autorità mondiali nel campo di questa disciplina, ha definito la musicoterapia come “l’arte di armonizzare i silenzi”.
Siamo abituati, certo, a pensare al silenzio come assenza di suoni, di voci e di rumori, ma l’esperienza ci dice anche che il silenzio assoluto in realtà non esiste; quand’anche ci trovassimo in una camera anecoica, cioè un ambiente artificialmente creato per ottenere la totale assenza di suoni, sentiremmo comunque il rumore prodotto dall’attività cerebrale e cardiocircolatoria del nostro corpo. Volle sperimentarlo in prima persona il compositore John Cage, del quale v’invito ad ascoltare una delle opere più significative, dal titolo 4’33’’ (quattro minuti trentatré secondi): se sarete in grado di abbandonare, per meno di cinque minuti appunto, qualsiasi idea pregressa riguardo alla forma e all’estetica musicale, potrete forse scoprire quanto il silenzio, inteso come “vuoto” di musica e di parole, sia in realtà pieno e ricco di sonorità normalmente inascoltate, e perciò inaspettate e sorprendenti. Vivrete così un’esperienza simile a quella fatta quest’anno dai bambini dei gruppi di musicoterapia della Scuola dell’Infanzia, quando ho proposto loro di aprire la finestra e di ascoltare la pioggia e tutti gli altri suoni che riuscivano a sentire.
Non è facile per bambini così piccoli (non lo è neppure per i grandi) rimanere in silenzio. Per questo ogni istante di silenzio che si determina durante una seduta di musicoterapia è prezioso e come tale va accolto e custodito, abbandonando l’istintivo impulso a riempire con parole o azioni uno spazio che sembra vuoto solo all’apparenza. Questi istanti di silenzio, al contrario, sono sempre pieni: pieni di attesa, per esempio quando i bambini aspettano la distribuzione degli strumenti musicali per poter scegliere e suonare il loro preferito; pieni di sensazioni e talvolta di emozioni, nel momento in cui si conclude l’ascolto di una canzone; pieni di attenzione e talvolta d’impazienza, quando giochiamo al direttore d’orchestra che tacita tutti gli strumentisti con il suo comando. Impariamo così, come dei veri musicisti, che non esiste partitura senza pause, perché non esiste musica senza silenzio.