Quando educazione fa rima con osservazione…
L’approccio educativo della nostra scuola vede il bambino come un essere speciale ed unico, portatore di diritti e di linguaggi; il bambino non è mero contenitore di informazioni elargite ma, piuttosto, un essere sperimentatore dell’ambiente circostante, che ricerca il perché delle cose che accadono, capace di sviluppare le proprie potenzialità anche nel dialogo con i pari e con le insegnanti.
Questa teoria è alla base del socio costruttivismo, una strategia di apprendimento che afferma che la costruzione della conoscenza avviene all’interno del contesto socio culturale in cui il bambino cresce.
Non più l’insegnante al centro dell’attività didattica, dunque, bensì il bambino che, spinto dai propri interessi e dalle proprie inclinazioni, sperimenta, si confronta con i propri pari e le educatrici, osserva il mondo che lo circonda da diverse prospettive.
L’insegnante diventa lo stimolo per i piccoli, lo stimolo a comunicare, a esprimersi, a collaborare, a tirar fuori ciò che sanno e che sentono attraverso gesti, azioni e, per i più grandini, parole.
E’ possibile arricchire il mondo del bambino? Certamente si, in primo luogo grazie alla costruzione di schemi cognitivi che nascono dalla sua stessa riflessione: per arrivare a fare questo, noi insegnanti proponiamo attività che arrivano a suscitare dubbi e che consentono l’elaborazione delle conoscenze e la loro evoluzione.
Anche l’interazione sociale, i discorsi, le discussioni, sono ritenuti fondamentali per la costruzione di funzioni intellettive superiori, in tal modo il bambino è condotto a spiegare il proprio punto di vista e a confrontare le proprie idee con quelle degli altri.
Nella promozione degli interessi e delle inclinazioni del bambino, l’esplorazione dell’ambiente in cui è inserito gioca un ruolo determinante: ogni spazio è studiato appositamente per stimolare i centri di interesse del bambino e sviluppare i suoi linguaggi espressivi più consoni: dalla lingua, alla musica, alla drammaturgia. Così lo stesso potrà, più agevolmente, sviluppare la propria creatività, immaginare i risultati delle sue azioni, esprimere emozioni e condividerle, coordinare le azioni con quelle di altri e, non meno importante, sviluppare il proprio pensiero.
L’OSSERVAZIONE DEL BAMBINO: DARE VALORE ALLE COMPETENZE
Tutte noi educatrici esprimiamo in vari modi la modalità progettuale alla luce dell’approccio educativo della scuola stessa.
Ecco alcune considerazioni, che arrivano proprio da ognuna di noi.
“Per fare maturare i frutti è necessaria un’accurata attenzione al terreno e alla luce, per favorire lo sviluppo potenziale di ciascun bambino è necessario porre attenzione alla qualità delle relazioni interpersonali e all’ambiente”.
“Il tempo da dedicare alle attività di valutazione deve restituire alla relazione con i bambini la competenza di uno sguardo valorizzante e capacitante le molteplici competenze dei bambini”.
“Il metodo educativo più adatto è l’apprendimento per scoperta ovvero situazioni esperenziali in cui i bambini interagiscono con il loro ambiente … cercano di capire la natura degli oggetti, formulano ipotesi e le verificano nella pratica”.
“L’esperienza prende valore grazie alla narrazione, come strategia per la costruzione/ricostruzione del senso, come reinterpretazione che apre a nuove domande piuttosto che legittimare delle risposte”.
La didattica della nostra scuola parte dall’azione del bambino (sia essa esplorativa, di gioco, di ricerca o riflessione), affinché l’apprendimento si sviluppi secondo la naturale progressione…Dall’espressione, alla comprensione.
Questa libertà di scelta e di movimento dei piccoli è però sempre guidata da un atteggiamento osservativo dell’educatrice, in grado di riconoscere, nell’interesse del bambino e nella sua azione di gioco, la base fondamentale per l’acquisizione di abilità.
L’osservazione è alla base del nostro agire quotidiano, perché è attraverso di essa che siamo in grado di accompagnare il bambino in un corretto percorso di crescita, individuale e di gruppo. Osservare significa individuare inclinazioni, competenze per potere leggere il potenziale di ciascun bambino e il suo avanzamento, al fine di stimolarne il miglioramento continuo, ma anche cogliere stati d’animo ed emozioni, attraverso i gesti, gli sguardi e la verbalizzazione dei bambini, che non dà nulla per scontato, e considera anche quanto appare, a prima vista, ininfluente. Che sa aspettare, promuovere progetti, costruire un ambiente educativo accogliente ed organizzato.
Nel concreto, cosa osserviamo, nei diversi ordinamenti scolastici?
- al nido: lo sviluppo corporeo, lo sviluppo del linguaggio, lo sviluppo sociale, logico, matematico e grafico.
- alla scuola dell’infanzia: il sé e l’altro, il corpo e il movimento, discorsi e parole, la conoscenza del mondo.
LA PROGETTAZIONE ALLA SEZIONE DEI PINGUINI – EMOZIONARE PER CRESCERE INSIEME
“Per insegnare bisogna emozionare” dice Elena, educatrice della sezione dell’infanzia dei bambini di 4 anni, dei piccoli pinguini “questa celebre citazione di Maria Montessori sintetizza in poche, ma potenti parole, quello che è il pensiero pedagogico alla base della metodologia di lavoro nella Scuola Bolchini. Il nostro intento è di mettere il bambino al centro dell’azione educativa, di tessere quindi il nostro progetto didattico intorno a quelli che sono i suoi interessi e i suoi bisogni, perché niente stimola l’apprendimento più delle emozioni. E’, dunque, compito di educatori ed insegnanti dare uno stimolo ai bambini e portarli a porsi domande e cercare risposte in maniera creativa e soggettiva”.
Ed Elena, come porta i bambini ad emozionarsi? Vi raccontiamo un’attività proposta all’inizio di quest’anno scolastico.
A settembre, appena rientrati a scuola e come stimolo iniziale, la maestra ha chiesto ai bambini di portare tre fotografie a loro scelta delle loro vacanze, per raccontare ai compagni come avevano trascorso il periodo estivo.
A partire dai loro racconti e dalle domande che hanno posto ha deciso di trattare il tema del mare.
Inizialmente i bambini hanno cercato di descriverlo per poterlo rappresentare; poi hanno pensato, insieme, quali potessero essere gli animali acquatici: la maestra ha chiesto loro di raccontare quelli che avevano visto in vacanza oppure durante altre esperienze. Successivamente, i bambini hanno discusso citando anche degli altri elementi presenti nelle spiagge, le alghe, le conchiglie, la sabbia, le rocce….
Durante queste riflessioni alcuni bambini hanno raccontato di esperienze personali, di quando hanno trovato in mare oggetti come sacchetti, bottiglie, lattine, tovaglioli e fazzoletti…. Per questo, la maestra ha scelto di approfondire il discorso parlando dell’inquinamento marino e poi, più in generale, dell’ecologia.
I bambini, fin da subito, si sono mostrati molto coinvolti dal progetto e ogni giorno hanno portato nuovi stimoli personali per arricchire il percorso della classe, sia racconti individuali, dubbi o domande, ma anche informazioni varie che raccoglievano da fonti esterne come la propria famiglia, i libri, la televisione.
“Sono stati momenti importanti di esternazione e condivisione che hanno permesso, perfino ai più timidi, di partecipare attivamente alle attività proposte esprimendo il proprio pensiero” aggiunge la maestra Elena.
Al termine del progetto la maestra ha deciso di coinvolgere anche i genitori dei bambini ed è stato così realizzato un vero e proprio “laboratorio del riciclo”, un angolo della classe dove permettere a questi ultimi di utilizzare la loro fantasia e creare oggetti a partire dai materiali di riciclo portati da casa, come vecchie stoffe, bottigliette di plastica o di vetro, carta regalo, rotoli di carta e molto altro ancora.
“Ho progettato l’intero percorso di settimana in settimana facendomi guidare dai bambini, soffermandomi quindi più tempo sugli argomenti che li coinvolgevano e catturavano maggiormente e viceversa andando veloce su quei temi che sembravano non entusiasmarli” racconta la maestra Elena “progettare la propria attività didattica richiede moltissima cura da parte dell’insegnante che ha il compito di osservare i bambini non solo nello svolgimento delle attività, ma anche nell’intero arco della giornata perché, perfino dai momenti più semplici della quotidianità, possono nascere spunti interessanti per riflettere o per progettare percorsi futuri”.
E infatti, durante un’uscita in giardino, la maestra Elena ha visto alcuni bambini raccogliere della carta che avevano trovato per terra, così: “mi sono avvicinata per chiedere loro di raccontarmi cosa stavano facendo e mi hanno risposto che dovevano raccogliere la carta perché se no il giardino sarebbe diventato sporco come il mare che avevamo visto in foto e poi gli scoiattoli potevano mangiare la spazzatura come facevano i pesci nel mare”.
“Tutto questo mi ha permesso di allargare il discorso in classe partendo dall’inquinamento per poi analizzare il tema della raccolta differenziata”.
“Un altro aspetto di cui noi insegnanti dobbiamo tenere conto durante la fase progettuale è quello che Vygotskij chiamava zona di sviluppo prossimale. Per questo motivo” precisa la maestra Elena “quando ho progettato le attività del percorso ho fatto un’attenta valutazione di quelle che erano le conoscenze e le competenze già raggiunte dalla classe e quelle che ancora non erano state conseguite, ma alle quali potevano arrivare con un piccolo aiuto da parte mia”.
L’OSSERVAZIONE è maestra di ogni educatore della nostra scuola perché fornisce una conoscenza più approfondita dell’alunno, delle sue esigenze, delle sue potenzialità, degli ambiti in cui si muove più agevolmente nei suoi momenti di progressione: al fine di potere proporre e variare le esperienze utili per sostenerlo, con fiducia, negli apprendimenti.
E, questo, anche per i bambini che esprimono difficoltà o bisogni speciali.
IL DIALOGO CON I GENITORI: UNA RESPONSABILITA’ PER IL BENESSERE DEL BAMBINO
Ogni giorno, le educatrici valutano i processi di apprendimento del bambino, non solo in relazione alla dimensione cognitiva ma anche comportamentale, affettiva e sociale, la sua partecipazione attiva e cooperativa, la sua autonomia, responsabilità e riflessività.
L’obbiettivo della scuola è quello di promuovere, in tal modo, l’acquisizione delle competenze indicate come prerequisiti per l’accesso alla scuola primaria quali: l’attenzione, l’elaborazione e la memorizzazione di informazioni, la capacità di collaborare tra pari e di creare empatia, la capacità di esplorare e progettare, la capacità di esprimersi in modo ampio, non solo secondo codici logico – matematici.
Il processo di apprendimento ed i traguardi di sviluppo più significativi – e non quanto il bambino sa o non sa fare – verrà raccontato e condiviso con ogni famiglia alla fine dell’anno scolastico, nonché con le insegnanti per la valutazione annuale, nel passaggio dal nido alla scuola dell’infanzia e dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria.
E’ per noi fondamentale, arricchente e gratificante restituire ai genitori i progressi soggettivi, cognitivi, emotivi e relazionali del loro bambino e raccontare le sue ricchezze e diversità, mettendo in evidenza competenze e potenzialità, autonomie ed abilità: un racconto che offrirà spunti e riflessioni e che renderà ogni genitore maggiormente sicuro del percorso di crescita del proprio figlio!
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